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Palazzo Rollo
Questo palazzo di antica fabbrica ha ospitato uno dei personaggi di rilievo della Storia Bisaccese, Fabio Rollo, rivoluzionario dei moti del 1872, incontrato da De Sanctis.
Bene ambientale architettonico: Architettura
Palazzo Rollo, la fabbrica è antecedente al XIX secolo. Edificio borghese con il tipico atrio di ingresso e scala di accesso ai piani superiori. Il Portale di ingresso è sormontato da stemma araldico. Sulla sommità e alla base dei piedritti presenta conci con decorazioni floreali.
Sconosciuto
Anteriore al secolo XIX
Via Giuseppe Garibaldi, 26, 83044 Bisaccia AV
41.0145
15.3762
Proprietà Privata
L’edificio è completamente ristrutturato.
Già abitato da Fabio Rollo, notaio (1796-1849). Vi trovò i natali anche l’altro Fabio Rollo, telegrafista e rivoluzionario, citato dal De Sanctis: [Mi dissero tante cose amabili, e nessuno parlò a me di elezioni, né io loro. Tutti promisero di venirmi a sentire. E Fabio Rollo? mi uscì a un tratto. Quel Fabio era la mia idea fissa. Mi dicevano che era uno de' capi più risoluti di parte contraria. E avevo inteso a dire che era un giovane distintissimo. Mi aveva fatta molta pena a vedere il suo nome tra quelli dei membri dell'ufficio centrale, che nel primo ballottaggio avevano proclamato eletto il mio competitore che era in grande minoranza, e le
ragioni addotte mi parevano cavilli di avvocatuzzo, a' quali non vedevo come dovesse associarsi lui. Sola scusa era la passione. E questo appunto mi trafiggeva, a vedermi avversario e così appassionato quell'uomo lì. Se i giovani e i giovani intelligenti e generosi non sono essi almeno con me, a chi ricorro io? Ed ecco don
Pietro presentarmi Fabio Rollo. Mi porse la mano con una sicurezza che mi piacque. Non era nella faccia niente di quel sorriso abituale e cerimonioso che hanno le facce sospette. Stava lì, semplice e naturale, come chi non ha niente a nascondere, niente a mostrare. Me lo dicevano un telegrafista. Ma c'era lì dentro ben altra stoffa. Venne l'ora del desinare, e la conversazione si prolungò molto tempo dopo il pranzo. Mi sentivo così bene in quel cerchio allegro di amici. Fabio prese subito il suo posto, divenne il protagonista. Spronato da me, raccontò qualche episodio delle sue vita.] [Mi si parlò del castello di Bisaccia, dove si diceva era stato il Tasso, e mi promisero di mostrarmi la stanza dove aveva dimorato.] [Il dì appresso, trovai tutto presto. Mi presi la solita mezz'oretta di raccoglimento, e diritto alla casa
comunale. Sala piena. C'era lì, mi dissero, tutta Bisaccia. Girai un poco. Vidi facce ridenti, benevole. Ricuperai il mio buon umore, e cominciai subito: «Debbo innanzi tutto ringraziarvi di vedervi tutti qui. Un atto di cortesia, che fa onore a questo paese, il quale d'ora innanzi chiamerò Bisaccia la gentile.] [Io non domando a voi i voti, ma domando a tutti la loro stima e la loro amicizia. Venite qui, Fabio Rollo; venite qui e stringete la mia mano, mai mano più pura avrete stretta in vostra vita». Fabio, che era lì in piedi dietro una siepe di uditori, non esitò, non ebbe il menomo imbarazzo. Venne diretto a me, e mi strinse la mano, e io sentii che acquistavo un amico, di quelli amici che non ti dimenticano mai. La commozione era generale; gli applausi si prolungavano: cosa non avrei fatto io allora per i miei elettori? Promisi che sarei il loro deputato. L'esempio di Bisaccia, conchiusi, m'inspira fiducia che mi acquisterò col tempo l'amicizia anche di quelli che rimangono tra' miei avversarii. La gioia era dipinta su tutti i volti. E anche sul mio. Mi sentivo soddisfatto, ricompensato abbastanza dal mio viaggio.]