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Tiglio secolare e Belvedere del Convento
La piazza del Convento, è uno dei luoghi più interessanti di Bisaccia. A renderlo tale concorrono alcuni elementi: il tiglio secolare e il panorama mozzafiato di cui godere.
Bene naturalistico: Botanica
Dal belvedere del Convento si possono ammirare, oltre ai paesi arroccati sui monti Dauni e le vallate che si aprono alla pianura del Tavoliere, boschi e coltivazioni.
Le essenze principali, presenti nella zona, sono alcune tipologie di querce come il cerro (Quercus cerris) e la farnia (Quercus robur) che costituiscono boschi in purezza o in simbiosi al pino nero (Pinus nigra), all'acero montano (Acer pseudoplatanus), al faggio (fagus sylvatica) ed a piccoli nuclei di abete bianco (Abies alba) che costituiscono dei relitti glaciali, inoltre si trovano esemplari isolati di tasso (Taxus baccata); nel sottobosco si possono trovare specie a portamento arbustivo come l'agrifoglio (Ilex aquifolium) e il ginepro (Juniperus communis). Sono presenti ulteriori specie minori come l'ontano napoletano (Alnus cordata) ed il pioppo (Populus tremula) a costituire boschi ripariali sulle rive di alcuni torrenti. Per quanto riguarda la fauna, i boschi sono popolati prevalentemente da lepri, beccacce, pernici, starne e altri uccelli tra cui molte specie di rapaci, infatti non è raro avvistare sull'altopiano del Formicoso il nibbio, nonché rettili velenosi. Notevole è la presenza del cinghiale reintrodotto a fini venatori. Contraddittoria è la presenza del lupo italico (Canis lupus) benché la sua presenza nel passato fosse ampiamente documentata. Le coltivazioni sono cerealicole, viti, olivi e frutteti. Bisaccia si trova sull'"osso" (l'"osso" è un termine usato dagli economisti per riferirsi a un terreno
difficilmente coltivabile). Secondo il professore universitario Manlio Rossi Doria dell'università di Napoli nei paesi dell'osso: «Quella che c'è non può definirsi "agricoltura" ma pazzia. Sarebbe tutto da rifare, tutto da riordinare, perché è assurdo vivere come lì si vive, è assurdo coltivare il grano come lo si coltiva. È assurdo
trattare la terra come la si tratta, è assurdo tutto.» (Manlio Rossi Doria, Fonte: Documentario della Rai del 1968 dedicato ai paesi del Sud, tra cui Bisaccia.) Il Tiglio secolare (si cita questo albero già in un documento del 1600).
Sconosciuto
Il Tiglio secolare (si cita questo albero già in un documento del 1600)
Piazza Convento, Bisaccia
41.0174
15.3748
Proprietà del Comune di Bisaccia
Lo stato di conservazione è buono.
Il maestoso e storico Tiglio, in dialetto la Teglia, lo si può incontrare a Bisaccia al centro della piazza Convento. Un albero protetto, un ombrello di verde, di centinaia di anni di vita. Prima era ancora più maestoso, poi alcuni anni fa si ammalò e intervennero esperti botanici, con interventi e appropriate medicine, nel cuore del tronco, rimane il buco dell’operazione chirurgica e per dove si somministrarono le medicine. Il tiglio si salvò, perse un po’ della sua maestosità, ad alcuni metri dalla pianta madre è stato piantato un tiglio figlio, e che ora svetta fresco e promettente. Alcune panchine in ferro battuto per rilassarvi sotto la ombrosa chioma consentono di assaporare un ossigenato refrigerio nelle ore più calde della bella stagione. “Ombra benevola, frescura e bellezza vigorosa e imponente, profumo soavemente penetrante”. Alto 15-20 metri di altezza e un tronco che l’abbraccio congiunto di tre persone non possono contenere. Le radici sono lunghe e forti e si spingono in profondità, il fusto è dritto e discretamente massiccio, la corteccia liscia e grigiastra da giovane, col passare del tempo diventa più scura e ruvida e il
tronco si fa più ampio. Da fine giugno ai primi di settembre comincia la fioritura. È il momento indimenticabile dei tigli, della bellezza dei fiori a ciuffetti, ermafroditi, con pistillo e ovario, corolla e calice di 4-5 sepali e dal profumo diffuso, invadente, sconvolgente. Gli antichi Greci, avevano consacrato il tiglio ad Afrodite, simbolo di femminilità, chiamavano il tiglio “Filira” dal nome della ninfa che, si unì al dio Crono(che poi significa tempo). Dal muretto, quasi un “terrazzo sull'infinito”, si gode un paesaggio meraviglioso: la convalle tracciata dal vallone Isca, le cime del subappennino Dauno che degradano dolcemente verso il Tavoliere delle Puglie. Al
centro della piazza, un grande tiglio secolare, custode sornione di tanti ricordi, menzionato in un documento della fine del 1600.
Da qui lo sguardo si apre sul suggestivo paesaggio e non può che cadere sul centro storico raccolto su uno
sprone del monte Calvario, incuneato tra due burroni, alla testata del vallone Isca. Se qualcuno pensa che la montagna d'argilla sia il segno di un passato scomparso, farebbe bene a ricredersi e a continuare il viaggio alla ricerca dell'arte perduta che ancora resiste e può rivivere, del sentimento intimo di questa gente che si esprime attraverso riti e celebrazioni secolari.