Gruppo BISACCIA
Chiesa del Sacro Cuore di Gesù Vita e Resurrezione Nostra
Di fronte alla Chiesa cattolica del “Sacro Cuore di Gesù Vita e Resurrezione” ci si trova di fronte a una idea diversa di chiesa come concepita nella storia e nella ordinarietà, una chiesa apparentemente bizzarra. Non ci si tuffa nel rompicapo degli stili e culture architettoniche, la spiegazione la si trova nell’intelligenza essenziale e intuitiva del popolo di Bisaccia, che sintetizza con accostamenti ad oggetti della vita reale, ha chiamato questa chiesa “la conca”, cioè il recipiente per contenere acqua, usato soprattutto per lavare i panni e che ha grosse pareti, un fondo e un’imboccatura più larga. Si, ecco la sintesi, l’idea di fondo per comprendere l’insieme, e la conca in geomorfologia è una depressione terrestre avente forma semicircolare e versanti rialzati. A ben vedere nell’architettura ecclesiale, l’abside comprende archi o volte, pianta semicircolare. l’abside è coperta da una volta, detta appunto conca o catino, una semi cupola (un quarto di sfera). E così lo è anche questa chiesa. All’interno, è circolare, un arredo scarno di icone, ma piena di luce, come se anche ogni ombra dovesse scomparire, e una lunga chiocciola di panche uniformi, elegante. Uno spazio pubblico per un’assemblea, immersa non più in una cultura disciplinare, ma in una proposta di impegno, che offre il proprio contributo come per un progetto culturale e sociale di opere che servano alla persona. Uno spazio come costruito per una sorta di nuovo umanesimo integrale e solidale, per far avanzare un’utopia, per combattere le sorti incerte della democrazia nel mondo globale, per una palestra di partecipazione di riflessione e creazione comunitaria, per avanzare una proposta, senza canoni e proibizioni, di democrazia.
Bene ambientale architettonico: Architettura
Disegnata dall’architetto Aldo Loris Rossi, nato a Bisaccia nel 1933, e realizzata con i fondi del dopo terremoto dell’80, la struttura esterna scende, sale, si scompone e ricompone, entra e sporge, sembra che si autoregoli con la fantasia in volumi futuribili, in terrazzamenti sovrapposti fruibili e funzionali come ambienti per oratori, lavori di seminari, abitazioni complete per il personale e ospiti occasionali, consente perfino di raccogliere l’acqua piovana all’esterno. La rotondità è dovunque, predomina la linea curva, il lobato, quasi a voler dire: funzionali sì, ma carezzevoli, senza spigoli, accoglienti. Poi in cima svetta il lungo pinnacolo gotico a piramide triangolare, esce dal corpo e rivolge la chiesa al cielo, a Dio. Lo spazio allora diventa sviluppo dinamico in altezza con una forma futurista e organica a una chiesa. Un elementare astronave colorata e tridimensionale che riflette luce, un faro, visibile da lunghe distanze, un potere infinito e indefinito. Si tratta di un originale edificio religioso di recente costruzione, situato a Bisaccia nuova, sede, a partire dal giugno 1998, della Comunità parrocchiale “Sacro Cuore di Gesù Vita e Resurrezione”. Le sue particolari caratteristiche tecniche costruttive ed estetiche attirano studenti universitari dall'estero. L'alto campanile rasenta i quaranta metri. Altra caratteristica, questa volta interna, è la collocazione dei banchi “ad anfiteatro”
Aldo Loris Rossi
1990
Piazza della Concordia, Bisaccia (AV)
41.0095
15.3598
La Chiesa appartiene all’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi, Conza, Nusco e Bisaccia.
Nonostante l’apertura al pubblico nel 1998, la chiesa richiede manutenzione ordinaria e straordinaria a causa del degradarsi del cemento armato e di infiltrazioni di acque meteoriche.
Gli eleganti volumi futuribili della Chiesa nuova di Bisaccia, mettono in rilievo la forma architettonica a pianta centrale dell’edificio sacro, improntata integralmente ai dettami compositivi formulati dal Concilio Vaticano II, illustrandone nel contempo la scelta minimalista adottata per la collocazione di pochi complementi ed arredi sacri, limitata soltanto a quattro significative icone disposte in punti strategici dello spazio assembleare circolare della Chiesa. Il “Piano” di Aldo Loris Rossi genera stupore e meraviglia. È importante capire le origini di un progetto, la centralità di un luogo pubblico lungo cui si diramano i quartieri, una città pensata per avere funzionalità, senza dimenticare l’identità di un luogo. L’uso, a detta di molti spropositato, del cemento, che era comunque materiale innovativo dell’epoca in cui fu realizzata l’opera, non ha in alcun modo stravolto un concept che è prettamente bisaccese, di case basse, su due livelli, come nel centro storico, la cui composizione morfologica, prevede in facciata lo schema porta–finestra, con l’elemento circolare aggettante sul prospetto che celava il camino al suo interno. Dalla città all’edificio, il suo metodo prevede la centralità, legata ai supporti strutturali, spesso di forma cilindrica, i pilastri nell’edificio, gli “elementi” pubblici nella città, intorno ai quali si snoda tutta l’architettura residenziale. La Chiesa, ad esempio, (la cosiddetta astronave) che, con la pianta centrale circolare, esprime il massimo di una sacralità legata alla comunità unita in preghiera nello spazio religioso. I pilastri, elementi portanti, circolari, come nel centro polifunzionale sono spesso cavi, contenitori di elementi tecnici, impianti e condotti, delle circolazioni verticali, delle reti tecniche. Con la parola brutalismo si definisce una corrente architettonica vista come il superamento del Movimento Moderno in architettura. Il termine nacque nel 1954 in Inghilterra (Brutalism) e deriva dal béton brut di Le Corbusier, che caratterizza l' "Unité d'Habitation" (1950) di Marsiglia, ed in particolare da una frase presente nel suo “Verso una architettura” del 1923: «L'architecture, c'est, avec des matières bruts, établir des rapports émouvantes», ovvero, per Le Corbusier, genio indiscusso dell’architettura europea del XX secolo, «l’architettura, attraverso l’essenzialità del materiale impiegato, è in grado evidenziare forti relazioni espressive ed emozionali». Il suo modo di fare architettura si completa e realizza poi per aggregazione di elementi che si compenetrano con forma diverse, quadrato, triangolo, che, senza una logica precisa, formano volumi di consistenza materica. Nel progettare la città egli ha tenuto conto inoltre di un altro aspetto fondamentale, il rapporto con il paesaggio naturale circostante, legato soprattutto alla sua fruizione visiva rispetto alle altezze delle architetture realizzate. Il piano infatti, prevede un digradare, quasi naturale delle abitazioni man mano che il territorio si svela dall’alto verso la valle sottostante. È interessante l’approccio metodologico di Aldo Loris Rossi nei riguardi dell’interpretazione della città, il suo linguaggio d’architettura, sinuoso, ma preciso, netto, antitetico rispetto al movimento moderno, soprattutto nei riguardi di quella tendenza alla standardizzazione, all’uniformazione, al razionalismo. La sua idea, forte, è palesemente quella di mostrare tutte le possibilità offerte dalla costruzione, dall’utilizzo di nuovi materiali e dall’immaginazione in particolare, proponendo un’architettura diversa volta a stimolare la creatività. Partendo dal presupposto che gli uomini saranno sempre più creativi, più ingegnosi e capaci anche di essere protagonisti del loro futuro solo se frequentano delle architetture che hanno particolari caratteristiche, non standardizzate, capaci di sorprendere e, nel contempo, interrogare. La sua architettura è come un «serbatoio dell’immaginario collettivo» (cit.). Una miscela la sua architettura, vertebrata dalla dissonanza. Come le avanguardie a lungo meditate, il progetto per lui era cambiamento, prefigurazione di futuro; e così organizzava e dava forma allo spazio fisico. Da Bisaccia ai libri di architettura, dalla città “gentile” per Francesco De Sanctis alla Casa del Portuale a Napoli. Aldo Loris Rossi, un architetto italiano, era innanzitutto un irpino. Scomparso nel giugno 2018, era nato proprio a Bisaccia dove ha firmato diversi edifici e quartieri, alcuni rimasti incompiuti. È stato tra i massimi esponenti dell’architettura brutalista prima e organica poi in Italia.