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Cappella del Carmine
Il bene scelto è una cappella raccolta che racchiude in se tutta la storia di una famiglia benestante, i farmacisti Bucci, di Bisaccia. Particolare è la cripta con sepoltura della casata Bucci risalente già al 1671.
Bene ambientale architettonico: Architettura
Cappella privata fino al 1827, navata unica, struttura in pietra, facciata intonacata, copertura a capriate a vista (originali), pavimento in cotto (anni 2000) che lascia vedere sotto un vetro le lapidi delle antiche sepolture ipogee di famiglia.
Sconosciuto
La cappella fu eretta nell'anno 1667
Piazza del Carmine - Via Pasquale Stanislao Mancini, 192, 83044 Bisaccia AV
41.0153
15.3748
La Cappella appartiene, oggi, all’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi, Conza, Nusco e Bisaccia.
Lo stato di conservazione è ottimo, recenti restauri hanno salvaguardato la cripta sottostante, dal 7 luglio 2021 è stata esposta al pubblico la statua lignea della Madonna del Monte del Carmelo in restauro da qualche tempo.
La chiesa di S.Maria del Carmine, anche detta chiesa della Vergine del Carmelo, venne costruita nel XVII sec., precisamente nel 1667 per desiderio di Carmine Bucci, un nobile molto devoto alla Vergine Maria, intitolata a S. Maria del Monte del Carmelo, anche se il culto era già in uso nell’antica Cattedrale. Si tratta di un piccolo edificio religioso ubicato a Bisaccia vecchia, dopo la discesa detta "Le Forge". Il semplice edificio religioso chiude da un lato la piazzetta su cui insiste anche un altro edificio religioso, noto come chiesa "dei Morti". Il portale d'ingresso in pietra, realizzato da abili scalpellini locali, è semplice, con una lunga iscrizione. Il portale è sormontato da una nicchia contenente una maiolica raffigurante la Madonna del Carmine, con l’abito marrone, il manto bianco e la stella a otto punte, in mano reca due scapolari. L’interno semplice, a pianta rettangolare, navata unica, senza abside né presbiterio. Con una sola apertura che prospetta sulla piazzetta, arredata con un pulpito in legno e con un altare in marmo policromo. La copertura è a capriate, originali del XVII sec. e le decorazioni interne sono abbastanza
rispondenti alla realizzazione originale. Alla cappella è annesso anche un oratorio pubblico con sagrestia. Interessanti le tre lapidi in pietra, a pavimento, poste a chiusura delle sepolture ipogee di famiglia risalenti al 1671, salvate da un restauro negli anni 2000 ca. Nella cappella trovano posto, ai lati dell’altare le statue di Santa Teresa del Bambin Gesù e di S. Teresa d’Avila, in una nicchia c’è l’effige di Santa Lucia e sulla parete di fronte una nicchia con il Sacro Cuore di Gesù. La nicchia sopra l’altare ospita la statua della Beata Vergine del Monte del Carmelo realizzata in legno, databile intorno al tardo ‘500 e inizio ‘600. La decorazione della statua è fatta utilizzando la tecnica dell’ESTOFATO (tecnica tipica dell’arte spagnola di utilizzare le foglie di oro zecchino e lacche di vari colori per imitare l’effetto dei preziosi tessuti damascati e broccati) per imitare la seta marrone costellata di stelle dell’abito e la stella del mattino sul mantello. Il titolo del monte Carmelo ricorda l'eredità spirituale del profeta Elia, uomo contemplativo e strenuo difensore del monoteismo israelitico. A imitazione di Elia, nel XII secolo alcuni eremiti si ritirarono sul Carmelo con l'intento di dedicarsi al culto divino sotto il patrocinio della beata Vergine Maria, madre di Dio. Da tale comunità eremitica ebbe inizio l'ordine carmelitano, che promosse il culto di Maria con questo titolo. La Regina del Monte Carmelo è la patrona dei carmelitani e di coloro che si impegnano a vivere la
spiritualità del Carmelo; è la protettrice di coloro che ne indossano lo scapolare ed è lo speciale sostegno delle anime del Purgatorio. Nei secoli medievali si stabilirono sul Carmelo delle prime comunità monastiche cristiane, che incominciarono una vita di contemplazione. Nell’XI secolo, i crociati trovarono in questo luogo dei religiosi, probabilmente di rito maronita, che si definivano eredi dei discepoli del profeta Elia e seguivano la regola di San Basilio. "Nel 1154 circa si ritirò sul monte il nobile francese Bertoldo, giunto in Palestina con il cugino Aimerio di Limoges, patriarca di Antiochia, e venne deciso di riunire gli eremiti a vita cenobitica". Agli inizi del Duecento Giacomo di Vitry riferisce che essi "ad esempio e imitazione del santo e solitario uomo Elia, presso la fonte che di Elia porta il nome" abitavano in un alveare di piccole cellette "come api del Signore, producendo dolcezza spirituale". In mezzo alle celle essi edificarono la chiesetta della comunità, che dedicarono a Maria; così, per distinguerli dai religiosi greci del vicino monastero di Santa Margherita, gli eremiti erano chiamati "frati della Beata Vergine Maria del Carmelo", gli odierni Carmelitani. In questo modo il Carmelo acquisiva definitivamente le sue due peculiarità: il riferimento al profeta Elia e
il legame alla Vergine Santa. Successivamente, fra il 1207 e il 1209, il patriarca latino di Gerusalemme Alberto di Vercelli scrisse i primi statuti destinati agli eremiti del Monte Carmelo, conosciuti come "regola primitiva" o "formula vitae", conformi a un propositum manifestato dagli stessi eremiti che intendevano dare una forma canonica ed ecclesiastica alla vita che conducevano. Verso il 1235, i frati dovettero abbandonare l’Oriente, a causa dell’invasione saracena, stabilendosi perlopiù in Europa e fondando il loro primo convento a Messina, in località Ritiro, nel 1238; altri conventi sorsero anche a Marsiglia (sempre nel 1238), a Kent in Inghilterra (1242), a Pisa (1249), a Parigi (1254); i Carmelitani andarono così diffondendo il culto di Colei a cui "è stata data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron" (Isaia 35,2). La cappella, di diritto patronato della famiglia Bucci, fu aperta al culto pubblico con atto notarile del 7 agosto 1827.